Più ampi poteri al PM europeo

Recentemente, partecipando ad una riunione dei Ministri della Giustizia dell’UE, il Ministro Orlando si è pronunciato a favore di più ampi poteri al PM europeo che potrebbe far uso anche delle intercettazione telefoniche rilevando che, comprimendo questa possibilità di ricorrere a tale strumento di indagine, si finirebbe per ridurre la Procura stessa ad un soggetto poco più che ornamentale.

Piuttosto fredda è stata la reazione di diversi paesi, tra cui la Germania ma il Ministro Orlando – come si legge in D & G – ha ribadito la necessità di dotare il PM europeo di strumenti efficienti, senza sottovalutare le potenti organizzazioni criminali che proprio grazie alle frodi all’UE hanno rafforzato il loro potere.

Sembra davvero sorprendente che il Ministro Orlando abbia mutato opinione o, meglio, abbia preso le distanze dai dubbi che una parte della magistratura che ha fatto una tiepida accoglienza al progetto della costituzione di una Procura europea. Val la pena dare qualche informazione ai colleghi che sono, purtroppo, lontani dalle dinamiche europee. Eppure si tratta di un tema di cui in Europa si dibatte dopo che, nel dicembre 2009 il Trattato di Lisbona ne ha delineato la figura. In verità, già prima del Trattato di Lisbona, in assenza di un esplicito appiglio normativo, l’idea di una Procura europea per la tutela penale degli interessi finanziari dell’UE nel quadro di uno spazio giudiziario comune aveva suscitato vivaci dibattiti. Con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona si è realizzato concretamente questo disegno. L’art. 86 TFUE prevede infatti che “per combattere i reati che ledono gli interessi finanziari dell’Unione, il Consiglio, deliberando mediante regolamenti secondo una procedura legislativa speciale può istituire una procura europea partendo da Eurojust”. Si tratta di una disposizione che, seppur generica e solo programmatica, ha il merito di introdurre il formale riconoscimento di una figura istituzionale da molti ritenuta indispensabile per un efficace contrasto alle frodi contro il bilancio UE. Fin dal 2010 si è, dunque, cominciato a lavorare attorno a questo progetto anche per delineare i rapporti tra questa Procura e le Procure nazionali. L’auspicio è che – se l’obiettivo è solo quello di tutelare gli interessi finanziari dell’Unione europea – questo non venga a sconvolgere i delicati equilibri processuali, a scapito della libertà e dei diritti individuali. Il rischio è reale per cui è necessario individuare correttamente quali siano i poteri effettivi di questa Procura, competente per tutto il territorio dell’Unione europea con poteri sia di indagine che di impulso dell’azione penale.

Un dibattito che è ancora in corso ma che sembra essere comunque in dirittura d’arrivo. Per gli avvocati penalisti soprattutto ma anche per tutta l’avvocatura il dovere professionale di conoscere di questa figura istituzionale così delicata per gli sviluppi che si possono ipotizzare in un prossimo futuro dell’Unione.

Ottobre 2015

(Avv. E. Oropallo)