Pari Opportunità – Il Comitato dell’Ordine degli Avvocati di Forlì-Cesena si presenta

Come noto, la legge 31 dicembre 2012, n. 247, contenente “Nuova disciplina dell’ordinamento della professione forense”, ha introdotto l’obbligo di istituire “Presso ogni consiglio dell’ordine […] il comitato pari opportunità degli avvocati, eletto con le modalità stabilite con regolamento approvato dal consiglio dell’ordine” (art. 25, comma 4).

  Il 15 aprile 2015 si sono, dunque, tenute le elezioni per designare i componenti del Comitato per le Pari Opportunità anche in seno al Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Forlì-Cesena, all’esito delle quali sono stati nominati gli Avv.ti Stefania Bondini (Presidente), Luca Dimasi (Vicepresidente), Elena Conti (Segretario), Cristina Visani (Vicesegretario), Maddalena degli Oddi e Franca Maltoni, nonché l’Avv.to Luca Arginelli, già membro del medesimo Consiglio dell’Ordine.

  Secondo le indicazioni provenienti dal Consiglio Nazionale Forense, i comitati avranno “il compito di promuovere la parità nell’accesso, formazione e qualificazione professionale e lavorare per prevenire e rimuovere comportamenti discriminatori legati al genere o altre ragioni tra gli iscritti agli albi forensi”.

  A tal fine, il Comitato per le Pari Opportunità del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Forlì-Cesena intende adoperarsi attivamente per diffondere la c.d. cultura della parità, da intendersi come insieme di relazioni nelle quali ciascuno è egualmente rispettato e tutelato in quanto portatore di un proprio e diverso modo di essere e di porsi, ma anche di diritti, doveri, qualità, conoscenza, intuizioni e valori; tutto ciò, nella ferma convinzione che solo rimuovendo ogni forma di discriminazione, non necessariamente legata alla differenza di genere, si potranno produrre quelle sinergie indispensabili per il progresso sociale, prima ancora che economico di ogni Paese, Italia compresa.

In particolare, come da regolamento ed in applicazione della normativa nazionale ed europea dedicata, spetta al Comitato non solo “[…] promuovere le politiche di pari opportunità nell’accesso, nella formazione e qualificazione professionale e di prevenire, contrastare e rimuovere i comportamenti discriminatori e ogni altro ostacolo che limiti di diritto e/o di fatto l’uguaglianza sostanziale di genere nello svolgimento della professione forense” (art. 1, lett. a) reg.), bensì assicurare anche “[…] l’adeguata rappresentanza di genere negli organismi istituzionali e di rappresentanza politica e previdenziale dell’Avvocatura” (art. 1, lett. d) reg.).

  Naturalmente, dette attività non possono prescindere da un’attenta attività di ricerca, analisi e monitoraggio della situazione attuale e delle eventuali sue problematiche.

  Se già molto è stato fatto per garantire nel concreto, e non solo sulla carta, l’eguaglianza di tutti (uomini e donne, in primis), nondimeno è necessario prendere comunque consapevolezza che ci troviamo di fronte ad un torno di straordinaria importanza e che le situazioni con le quali ancora molto spesso ci troviamo a dover fare i conti sono preoccupanti e rivelano i tratti di un principio, quello per l’appunto dell’eguaglianza, al quale, come si è già detto, non è stata purtroppo riconosciuta, a tutt’oggi, quella centralità e quell’autorevolezza che certamente merita.

  Nè ci si può illudere di uscire da questa “condizione” semplicemente facendo opera di proclamazione di bei principi, nella speranza che qualcun’altro si accolli poi il compito di farli germinare.

  Per questo, il Comitato non vuole e non può cedere alla tentazione di pensarsi unicamente come semplice vetrina di iniziative, senza assicurare che gli obiettivi e le finalità poste alla base della sua costituzione diventino il tracciato, nel solco del quale mettere in campo azioni concrete ed assicurare interventi efficaci, con il primario obiettivo di garantire la piena integrazione del principio di parità nei processi che regolano tutte le fasi dell’esercizio della professione forense.

  Perché se c’è una lezione che dobbiamo ancora imparare, è saper dialogare sempre con tutte le “differenze”, considerandole una ricchezza e, al tempo stesso, una pratica di arricchimento personale dalla quale trarre la forza per poter realizzare una società più giusta, nella quale ogni persona abbia la possibilità di scegliere come costruire la propria esistenza.

  Per fare ciò, è necessario recuperare un senso critico ed essere consapevoli che per “uguaglianza” non deve intendersi solo l’assicurazione di una libera affermazione del proprio principio di individuazione, bensì confronto, contaminazione e, perché no, anche competizione; vuol dire cercare di ridisegnare in modo sapiente i confini che separano oggi, prima di tutto, l’universo maschile da quello femminile, perché i diritti delle donne, come giustamente osservato da Franca Donaggio nelle sue riflessioni a margine della quarta Conferenza Mondiale di Pechino sulle donne, “costituiscono un punto indispensabile, integrale ed indivisibile delle persone”.

  Si tratta di diritti fondamentali che comprendono il diritto delle donne a partecipare a pieno titolo e su un piano di uguaglianza non più solo formale, ma sostanziale rispetto agli uomini, a tutti gli aspetti della vita lavorativa, oltreché naturalmente familiare e privata.

  Si tratta, detto in altri termini, di superare l’uso spesso fuorviante che ancora viene fatto del termine “equità”, a cui si tende conferire infatti una connotazione spesso regressiva e negativa.

  Essa va, invece, praticata come azione immediata, tesa ad assicurare la giustizia e l’eguaglianza tra le donne e gli uomini (come tra qualsiasi altra “differenza”).

  “Equità quindi – per usare ancora una volta le parole di Franca Donaggio – come passo sulla strada della parità, ma non in alternativa a questa”.

  È con questa consapevolezza che il Comitato intende rifarsi, pertanto, ai principi ispiratori della politica antidiscriminatoria intrapresa dalle Istituzioni Europee e dalle Associazioni Forensi, riassumibili nei noti concetti chiave di “mainstreaming and empowerment”, ponendoli a fondamento della propria mission.

  Tutto questo sia al fine, come già detto, di promuovere concretamente la presenza femminile in ogni posizione della scala professionale e rappresentativa sia di rendere l’impegno a favore delle parità e delle pari opportunità orientamento globale da applicare in tutti i contesti.

  Perché garantire l’uguaglianza di genere non significa solamente aiutare le donne in difficoltà ad uscire dalla “segregazione” a volte silente a cui sono molte spesso costrette, bensì favorire, grazie alla messa in campo di iniziative di sensibilizzazione e di riflessione, il perseguimento della realizzazione di un’effettiva integrazione paritaria dei due sessi, nelle piena convinzione che solo affiancando le capacità femminili a quelle maschili si potranno produrre fruttuose quanto indispensabili sinergie per la costruzione di una società più giusta e più “uguale”.

  In virtù di tali principi, il Comitato per le Pari Opportunità costituito presso il locale Ordine degli Avvocati di Forlì-Cesena intende, dunque, contribuire al raggiungimento dei predetti obiettivi programmatici attraverso le seguenti azioni concrete:

  –  definire ed attuare misure e protocolli per la garanzia del rispetto del principio della pari dignità e dell’eguale trattamento nell’esercizio della professione forense;

  –  superare gli stereotipi di genere, promuovendo iniziative di sensibilizzazione e di riflessione sul tema;

  –  integrare il principio della parità di trattamento nei processi e nelle dinamiche che caratterizzano tutte le fasi della vita professionale;

  –  monitorare periodicamente l’andamento delle pari opportunità e valutare l’impatto e l’efficacia delle azioni poste in essere dal Comitato;

  –  fornire adeguati strumenti per favorire la conciliazione tra tempi di vita, quale per esempio il periodo di maternità, e tempi di lavoro, prendendo in considerazione il contributo dell’occupazione femminile alla crescita complessiva del mercato del lavoro;

  –  favorire una più equa partecipazione femminile nelle cariche e negli organismi direttivi locali e nazionali;

  –  incrementare programmi di formazione per agevolare la gestione e l’organizzazione degli studi professionali;

  –  istituire uno sportello di ascolto per far fronte ai bisogni ed alle esigenze di Colleghe e Colleghi.

Un ulteriore aspetto dev’essere ben chiaro: il Comitato non è e non vuole essere una realtà totalmente avulsa dal più ampio contesto sociale nel quale è inserito. Esso è, piuttosto, proiettato sul territorio, convinto e consapevole del fatto che solo da e attraverso la Società sia possibile la diffusione delle c.d. migliori prassi, portandole a sistema, in modo da realizzare un effetto di trascinamento in verticale oltreché in orizzontale, alzando il livello di qualità e di partecipazione di tutti gli organi e le istituzioni in vario modo coinvolte.

A tal fine, è stata individuata la necessità, da un lato, di garantire la piena collaborazione con gli altri Comitati sia a livello regionale che nazionale e, dall’altro, di partecipare alle Reti Europee ed ai relativi programmi in materia di antidiscriminazione.

Siamo perfettamente consapevoli di essere di fronte ad una “impresa” tutt’altro che semplice; crediamo, tuttavia, di essere pronti ad affrontare la sfida, mettendo in campo tutte le nostre forze e la nostra voglia di cambiamento.

Non ci accontenteremo di immaginare un futuro che sia la semplice rincorsa del presente: quello che vogliamo è affermare una visione etica verso la quale possiamo e dobbiamo addentrarci, senza misconoscere il valore e la misura di ogni singolo essere umano, dai quali il principio di eguaglianza trae indubbiamente la sua primaria e fondamentale ragion d’essere.

Forlì, giugno 2015

Il Vicepresidente
Luca Dimasi   

Il Presidente
Stefania Bondini